L’isolamento a cappotto è una tipologia di isolamento che va tanto di moda grazie al Superbonus 110%.
La tecnologia utilizzata per questo tipo di isolamento è già intuibile dal nome: si dice a cappotto perché, esattamente come si fa con un cappotto normale, si riveste l’edificio da capo a piedi.
Sui palazzi l’isolamento a cappotto è fissato meccanicamente alla copertura e rivestito successivamente con l’intonaco.
Viene fatto con dei mantelli di tanti tipi, come il polistirolo, il poliuretano e il polistirene.
Pur essendo un settore che richiede una specializzazione, la maggior parte dei lavori di isolamento a cappotto sono fatti con poca o zero expertise.
Progettazione dell’isolamento a cappotto
La progettazione è un elemento chiave di ogni realizzazione di impermeabilizzazione o isolamento.
Naturalmente anche l’isolamento a cappotto non fa eccezione. In questo caso bisogna analizzare attentamente la tipologia di edificio e dove va applicato, perché spesso si verificano fenomeni di cedimento.
Infatti, nella nostra lunga esperienza, ci è capitato di trovare lavori di isolamento che dopo tre anni cedevano a causa di un fissaggio meccanico non idoneo o, peggio, perché la parete non era adatta a ricevere quel tipo di fissaggio.
Col tempo si formano delle crepe nella struttura che fanno penetrare aria. Trattandosi di pannelli larghi e leggeri, questi ultimi volano via molto facilmente.
Il miglior isolamento per la tua casa
Poiché l’incentivo del Superbonus 110% offre ottime soluzioni per impermeabilizzare o isolare gli edifici, è anche possibile prevedere un tipo di soluzione con isolamento a cappotto, anche se il miglior isolante in commercio è quello con il poliuretano.
Tuttavia quest’ultima soluzione è costosa, ma noi di Unitec International siamo preparati per offrire soluzioni chiavi in mano più economiche ma sempre eccellenti.
Consigli per l’isolamento di un’abitazione
L’isolamento a cappotto fine a se stesso non serve a niente, nel senso che non risolve i problemi termici ed energetici di un edificio.
I problemi di consumo di energia dell’edificio si risolvono solo se si analizza a 360 gradi com’è fatta la struttura , quindi se si tengono in considerazione fattori come:
- che tipo di infissi ci sono
- che tipo di riscaldamento energetico c’è in casa
- se si può mettere un impianto fotovoltaico e così via.
Di per sé l’isolamento a cappotto fa in modo che le pareti non si scaldino.
Una cosa importante è che l’isolamento a cappotto crea una mancata traspirazione delle pareti di un edificio, il che vuol dire che se una persona non fa arieggiare mai la casa (quando produce vapori) il cappotto, avendo rivestito l’edificio, mantiene quel vapore all’interno.
I problemi subentrano quando si lascia la casa con il riscaldamento spento, o chiusa, per qualche settimana.
Dopo venti giorni i muri interni saranno pieni di muffa perché il vapore li ha impregnati, mentre i muri all’esterno non potranno traspirare per via del cappotto.
Le muffe prodotte non andranno più via.
Quindi l’isolamento a cappotto non solo va proposto nelle giuste situazioni, ma va anche progettato bene e spiegato bene.
L’utente deve sapere come deve uilizzare l’appartamento perché, a meno che non abbia un appartamento con riciclo d’aria, deve avere l’abitudine di far arieggiare la casa tutti i giorni più volte al giorno.